In questa newsletter io e Paolo raccontiamo i nostri Futuri Preferibili in tre mosse: partiamo da qualcosa che accade nel presente, prendiamo la rincorsa nel passato e poi facciamo un salto nel futuro. Non per prevederlo, ma per provare a indirizzarlo.
Noi siamo qui
MATTEO
Questa settimana, rileggendo la pagina about di Futuri Preferibili, ho pensato che la nostra ossessione per il futuro ci ha fatto essere eccessivamente severi con il passato. Assecondando un pensiero diffuso, abbiamo dipinto il passato come una dimensione in competizione con il futuro.
Sulla base di questa idea di competizione gli esseri umani tendono a dividersi in due fazioni. Lo hanno sempre fatto, ma in questo momento storico la contrapposizione sembra essere più esasperata che mai:
da una parte i nostalgici del passato – ai quali associamo aggettivi come conservatori, retrogradi, reazionari e un mood pessimista;
dall’altra i fiduciosi nel futuro – ottimisti, progressisti, riformisti, innovatori.
Dopo un anno di Futuri Preferibili, in cui abbiamo cercato di indagare la dimensione del futuro e la sua relazione con il passato (i nostri flashback), posso dire che questa idea di competizione per me non solo è sbagliata, ma è anche pericolosa.
Gli esseri umani sono viaggiatori nel tempo. Non viviamo solo nel presente: in ogni nostro gesto c’è la memoria di qualcosa che è stato, e una previsione di quello che sarà. Siamo fatti per ricordare continuamente il passato e contemporaneamente progettare il futuro.
PAOLO
Quando abbiamo scritto che la società pensa troppo al passato, probabilmente avevamo in mente la cultura umanistica, le scienze sociali, anche la politica. Tutti ambiti in cui è forte la tendenza a ripetere modelli mentali del passato. Per reagire a questa inerzia, e superare una cultura che fatica a staccarsi dal passato, il mondo del business e della tecnologia hanno puntato tutto sul futuro. È avvenuto con particolare intensità soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, quando le forze dell’innovazione avevano bisogno di un taglio netto col passato per liberarsi. La cultura digitale per me in larga parte è il risultato di quel taglio. In quel momento sono nati i due schieramenti di cui parli tu. Da un lato i nostalgici, dall’altro i progressisti. Col risultato però che dalla contrapposizione rischia di uscire vincitore solo un eterno presente, appiattito sull’attualità, bloccato nella ripetizione.
Flashback
MATTEO
Matthew Yglesias ha scritto di nostalgia in una delle sue ultime newsletter, assumendo una posizione critica. Non c'è nulla di male nella nostalgia come emozione, dice; diventa un problema quando muove la politica. Le cose non andavano meglio in passato e non possiamo pensare di migliorarle invertendo il flusso del tempo.
Eppure, secondo un sondaggio Pew del 2023, più della metà degli americani (il 58%) pensa che la vita fosse migliore 50 anni fa. E la loro nostalgia sembra derivare dall’insoddisfazione per come vanno le cose, dall’ansia per i cambiamenti nel mondo. La nostalgia è il modo in cui le persone reagiscono alle preoccupazioni del presente.
PAOLO
Ci sono in giro molti sintomi culturali di questo uso protettivo e consolatorio della nostalgia. In cui il passato viene trascinato nel presente e usato come un rifugio. Per dirne alcuni:
l’estetica vintage e la retromania, che hanno feticizzato il passato rendendolo un ornamento superficiale;
l’imperversare di sequel, remake, ripescaggi, rifacimenti che hanno invaso l’immaginario collettivo e quasi monopolizzato l’industria dell’intrattenimento, dando l’impressione che la creatività per esprimersi abbia sempre più bisogno di ripiegarsi su sé stessa;
la fruizione per frammenti della cultura del passato attraverso reel, clip, shorts che hanno la funzione di assorbire il passato nel presente, annullare la prospettiva storica e mixare tutto in un grande feed senza tempo;
la resurrezione per via tecnologica di artisti e gruppi del passato, dal nuovo singolo dei Beatles, al disco di Ivan Graziani, che in un certo senso aboliscono le barriere fisiche del tempo e rafforzano la sensazione straniante di vivere in un eterno, indistinto presente;
l’uso del passato come fittizia garanzia di qualità: Burger King, che qui da noi per molti è sinonimo della modernità che ha distrutto il passato, si vanta di “grigliare dal 1954”; mentre il fornaio sotto casa sulle buste scrive “dal 1980”. Ma il 1980 basta per accreditare un’antica tradizione? Il forno ha più o meno la mia età. Quando comincia il passato?;
i ritorni identitari e le fughe nel passato in politica, che sono ben visibili ovunque in Europa e nel mondo.
Tutte queste diverse forme di riemersione del passato sono sicuramente una risposta alle incertezze e alle crisi del presente. Allo stesso tempo però sembrano bloccarci nel presente, perché non sono passati produttivi, riconosciuti nella loro alterità. Sono passati ripetitivi, che non immettono nel presente nessuna - o quasi - energia propulsiva.
MATTEO
La posizione opposta è quella che cavalcano il business e il mondo tech: il futuro è solo positivo, il passato un peso da lasciarsi alle spalle. Liberare senza vincoli le forze dell’innovazione, lasciare campo aperto alla tecnologia, dare alle imprese la possibilità di fare tabula rasa di tutto quello che esiste, consegnarsi a una spensierata tecnocrazia è l’unico modo per uscire dalle incertezze del presente, e risolvere i problemi del pianeta.
Ma senza un legame costruttivo con il passato, il futurismo rischia di trasformarsi in un sentimento dominato da una sorta di disprezzo verso il presente e verso la vita attuale. In questo senso non è diverso dalla nostalgia: entrambi rappresentano modi per sfuggire alla vita, anziché esplorarla.
Fast forward
PAOLO
L’apice della completezza, della bellezza, dell’innovazione si raggiunge quando passato, presente e futuro si incontrano e gli umani tornano a viaggiare, a destreggiarsi tra le dimensioni del tempo. Dobbiamo imparare a usare il passato per rendere convincente la nostra visione del futuro.
Chi viaggia nel tempo, infatti, è capace di:
immaginare il futuro (perché sia migliore, preferibile rispetto al presente)
usare il passato (per cercare percorsi comprovati, in modo che fare una cosa nuova sembri meno rischioso, più fattibile)
ispirare il presente (affinché ogni scelta concorra a costruire il futuro che abbiamo immaginato).
MATTEO
Mi vengono in mente due esempi molto pratici che riguardano il nostro lavoro.
Molto spesso i consulenti strategici e di business sono intrappolati nel passato. Pensano di costruire la loro strategia basandosi sull’analisi dei dati, che per definizione appartengono al passato, senza accorgersi che in questo modo possono al massimo rappresentare lo status quo – o una sua ragionevole approssimazione.
Sanno solo ciò che era vero fino a un momento fa. Ma faticano a comprendere che:
la strategia ha a che fare esclusivamente con il futuro. Implica un passaggio di stato, un cambiamento, un modo diverso di fare le cose. Per questo richiede immaginazione;
i dati, cioè il passato, servono a supportare e dare sostanza a un’idea del futuro. Possono usarli per rendere più condivisibili e meno incerte le loro ipotesi;
tutto ciò che serve per il presente è un framework (non un piano di decine o centinaia di pagine, piuttosto una verbalizzazione breve e chiara) che consenta a chiunque nell’organizzazione di fare scelte in linea con una visione del futuro.
In modo analogo, molti creativi con i quali lavoriamo sono intrappolati nel presente. Tutta la loro ricerca, i materiali che studiano, le reference per i loro progetti appartengono al presente. Sono persone ossessionate dai trend, dagli ultimi progetti dei colleghi, dalla tecnica innovativa che nessuno ha ancora sperimentato.
Sanno solo ciò che è vero adesso. Ma faticano a comprendere che:
il loro lavoro è dare forma a una visione del mondo, immaginare come loro (o i loro clienti) vorrebbero che il mondo fosse;
il passato è un serbatoio enorme di storie, parole, simboli, materiali dei quali possono servirsi per rendere più convincente la loro visione del futuro. Ma va ricercato, studiato, compreso, quindi usato per creare nuove storie che siano rilevanti per le persone, oggi;
il presente è il sistema che creano, il linguaggio che che rende condivisibile e concreta un’idea.
PAOLO
Si dice che quando uno scrittore o una scrittrice cominciano a scrivere, la loro pagina non è mai davvero bianca, ma porta impresse le parole di tutti i libri che hanno letto, di tutti gli autori che li hanno preceduti. Scrivere è scegliere quali di quelle parole possono acquisire un significato nuovo ed essere ricombinate in una nuova storia. Dovremmo imparare a progettare inseguendo una specie di nostalgia del futuro, che è il sentimento che anima spesso gli artisti e i veri innovatori.
MATTEO
Fiducia nel futuro, conoscenza del passato, coraggio per il presente. In sintesi, è questa la nostra mappa per viaggiare nel tempo.
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Quasi siamo quasi alla telepatia 😄 https://www.linkedin.com/posts/corradopaolucci_why-rewatching-harry-potter-and-star-wars-activity-7160216226013556737-58Gz?utm_source=share&utm_medium=member_desktop