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Rita Bellati's avatar

Ho sempre pensato che l'equilibrio vita-lavoro fosse uno tentativo faticoso e poco soddisfacende perché mi ha sempre restituito l'immagine di una persona su un filo che in uno sforzo sovraumano prova a tenere separate le cose (e se non ce la fa cade e si fa male). Preferisco l'idea di armonia, quella musicale che si costruisce con toni, suoni, strumenti e infinite variazioni e mi piace moltissimo il conceto di alleanza. Separare vita lavoro è impossibile perché volenti o nolenti la vita è una sola quindi occorre solo decidere se fare gli equilibristi oppure guardare il lavoro non come senso della vita ma come uno dei luoghi in cui la vita stessa si può esprimere. Certo bisogna non essere soli. Vi leggo e imparo. Grazie

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Paolo Gervasi's avatar

Grazie a te Rita!

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Serena Mancini's avatar

Grazie! Ho trovato una circolarità fra la visione finale che avete tratteggiato e la parola impegno. Perché di impegno si tratta anche, se non di più, quando si lavora sullo sviluppo del proprio spirito imprenditoriale e nell'invenzione di sé. Mi avete fatto riflettere su quanto sia stato diverso l'impegno che ho profuso nei dieci anni di start up, lavorando 18 ore al giorno, 7 giorni su 7, nei miei anni giovanili e l'impegno con cui sto ricostruendo la mia lavorativa da freelance, dopo aver dedicato diversi anni alla maternità, alla soglia dei 50 anni. Solo questo ultimo tipo di impegno mi fa sentire realizzata, pure nella differente capacità economica.

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Paolo Gervasi's avatar

Grazie Serena! Effettivamente il senso di quello che volevamo dire è proprio questo: ognuno dovrebbe cercare il tipo di "impegno" che sta in equilibrio con le proprie aspirazioni e i propri desideri. È complesso, ma è il tipo di complessità per cui abbiamo pensato Futuri preferibili!

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Seb's avatar

tutto molto interessante, ma non si può omettere dal discorso work-life balance l'aspetto dei guadagni. Io appartengo alla generazione dei working-poors e cioè di coloro che (in molti casi) pur essendosi altamente formati hanno trovato un mondo di stipendi miseri, inadatti, spesso e volentieri, al costo della vita reale (vivo a Milano). Magari mi sbaglio, ma continuo a pensare che questo sia l'aspetto principale che ha svuotato di senso il lavoro per come lo si concepiva un tempo.

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Paolo Gervasi's avatar

Grazie Seb. Quello che dici è giusto, la questione degli stipendi è centrale e in un certo senso sta a monte di tutto il resto. Ne I MILLE è stata adottata una politica di trasparenza sugli stipendi, Matteo ne parla qui: https://medium.com/imille-work-in-progress/i-soldi-non-sono-tutto-f2080a3c06e5

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