In questa newsletter raccontiamo i nostri Futuri Preferibili in tre mosse: partiamo da qualcosa che accade nel presente, prendiamo la rincorsa nel passato e facciamo un salto nel futuro. Non per prevederlo, ma per provare a indirizzarlo.
Noi siamo qui
Perché non trasformate Futuri Preferibili in un podcast? È una domanda che ci avete fatto in molti, e che ci siamo fatti anche noi. Il problema però è che ci piace scrivere, e quindi questa trasformazione, almeno per il momento, non accadrà.
Eppure il numero di questa settimana è proprio un podcast, reso possibile dagli amici Matteo e Niccolò (autore della bellissima newsletter Video Belli e dove trovarli) di Studio Riprese Firenze.
Videns è il podcast in cui Matteo e Niccolò, dialogando con i loro ospiti, raccontano il marketing attraverso la lente della creatività, ma poi finiscono a parlare della vita, l’universo e tutto quanto. Matteo - il nostro - è stato ospite dell’ultima puntata, e ha parlato di molti degli argomenti di cui spesso scriviamo anche qui.
Il video integrale della puntata è qui.
Per chi non avesse tempo di guardarlo per intero, abbiamo creato un indice degli argomenti principali e una sintesi di ciascuno.
Buona visione!
01. Il futuro del lavoro
Ricordate che cosa dicevano e scrivevano tutti solo tre anni fa, in pieno lockdown? Nulla sarebbe stato più come prima, ci saremmo dovuti preparare al new normal. E invece tutto è tornato esattamente come prima, tranne una cosa: il modo in cui lavoriamo. È cambiato tutto così in fretta che ora molte aziende stanno riportando le persone in ufficio, perché non sono preparate ad affrontare una rivoluzione di tale portata.
Di quale rivoluzione parliamo?
Da una parte le persone hanno capito che il lavoro può essere fatto in modo diverso, in maniera ugualmente (se non maggiormente) efficiente e soprattutto in armonia con gli altri aspetti della nostra vita. Vogliamo tutti lavorare in modo autonomo e molti di noi non hanno più intenzione di farsi assumere; il mercato del lavoro freelance è in costante crescita.
Dall’altra parte le aziende faticano a trovare professionisti da assumere e faticano a trattenere i loro professionisti migliori. Inoltre non riescono a trovare velocemente persone con le competenze in continuo aggiornamento che il mercato richiede.
Dall’incontro di queste due nuove necessità – da una parte quella delle persone di essere libere nel loro lavoro, dall’altra quella delle aziende di trovare velocemente nuove skill e nuovi professionisti – nasceranno nuovi mercati del lavoro e nuove configurazioni organizzative per le aziende. Le organizzazioni del futuro assomiglieranno sempre di più a delle reti di professionisti sia interni che esterni, piuttosto che a dei monoliti alimentati esclusivamente dalla forza lavoro interna.
02. C’è ancora spazio per le community?
C’è stato un periodo in cui, nelle agenzie, raccontavamo ai clienti che non dovevano affannarsi a creare delle community “proprietarie” , ma che anzi dovevano preoccuparsi esclusivamente di presidiare i luoghi in cui le persone si riunivano già, cioè i social network. Poi i network hanno smesso di essere luoghi di connessione tra le persone per diventare media, cioè piattaforme di distribuzione di contenuti. Così hanno introdotto nuove metriche e premiato i contenuti più polarizzanti, quelli cioè che generano più like, commenti e condivisioni.
In questo momento in cui il ruolo che le piattaforme hanno nella nostra vita diventa sempre più chiaro ed è fonte di estrema tensione, l’ambizione che ogni azienda dovrebbe coltivare è quella di creare luoghi protetti in cui persone animate da amore e passione per un argomento possano connettersi, dialogare, fare cose insieme liberi dalle logiche e dalle metriche ossessive dei social media.
03. Il futuro di Internet
Che direzione sta prendendo Internet? Una delle tendenze che potrebbero affermarsi, trainata dal diffondersi dei visori come il nuovo Vision Pro di Apple, promette di sbatterci Internet direttamente in faccia, con tutte le sue possibilità, ma anche con le sue “storture”, ovvero le logiche perverse delle piattaforme che hanno mangiato l’arte, la cultura, l’intrattenimento, e trasformato la relazione con gli utenti in una dipendenza da scrolling.
04. L’era dell’efficienza e della produttività
Il nostro mondo è governato da efficienza e produttività, diventate le metriche con le quali tendiamo a giudicare ogni cosa. In inglese questa tendenza è sintetizzata dalla massima “What gets measured, gets managed”, ovvero: possiamo gestire solo quello che misuriamo. Peccato che questo ci abbia portato a trasformare le metriche in obiettivi, facendo venire meno la loro affidabilità. L’ossessione per la produttività purtroppo si è insinuata anche nelle professioni creative, e ha ridotto il design a un’appendice della tecnologia. Ciò che nasce per portare valore e unicità a un’organizzazione, oggi è diventato commodity. Ma questo non deve essere accettato come un destino: mai come oggi il mondo ha bisogno di essere riprogettato.
05. La strategia è un atto creativo
L’industria creativa dovrebbe liberarsi dal tatticismo e provare a fare un discorso che molti chiamerebbero strategico, dove fare strategia significa identificare un framework semplice, sintetizzato in poche parole, che permetta a chiunque in un’organizzazione di fare delle scelte. Questo tipo di esercizio è un atto creativo, non analitico. Fare strategia basandosi unicamente sui dati ci porta a risultati prevedibili e sempre simili, che nella migliore delle ipotesi sono la rappresentazione dello status quo. Ma la strategia esiste per rompere lo status quo e creare cose nuove e utili.
06. Viaggiatori del tempo
Il tempo non è importante solo perché è la risorsa principale e la moneta della nostra epoca, ma perché gli esseri umani sono nati per viaggiare nel tempo, cioè muoversi mentalmente tra le tre dimensioni del tempo, costruire la propria esistenza facendo interagire presente, passato e futuro. Il futuro traccia la direzione; il passato aiuta a rendere questa direzione convincente e condivisibile; il presente trasforma una direzione in azione.
07. Controllare il proprio tempo
Come facciamo a riprendere il controllo del nostro tempo, se siamo soffocati dall’efficienza e dalla produttività? Iniziamo con il togliere qualcosa dalla nostra vita: ad esempio, potremmo smettere di usare i social media per dodici mesi e vedere che cosa succede, capire a che cosa stiamo rinunciando e che cosa, al contrario, stiamo guadagnando. Infine dovremmo chiederci che cosa vogliamo misurare: chi segue Futuri Preferibili sa che per noi la metrica più importante è la risonanza, cioè la capacità di far risuonare le nostre azioni generando valore tanto per noi stessi, quanto per le persone vicine a noi.
08. L’AI ci ruberà il lavoro?
Quello che è certo è che l’AI ci spinge a chiederci dove sta il valore del nostro lavoro. Per che cosa ci pagano i nostri clienti? Se ci pagano per le ore o le giornate di lavoro che dedichiamo ai progetti, allora sì, l’AI probabilmente ci ruberà il lavoro, perché renderà task e processi molto più rapidi e semplici. Se invece saremo pagati per le nostre idee, allora l’AI sarà un ottimo alleato.
09. L’importanza di fare domande
Quando abbiamo a disposizione una macchina che può fare quasi tutto quello che le chiediamo, le domande che scegliamo di porre sono fondamentali. Dovremo continuare a educare la nostra curiosità e impedire che, in futuro, la qualità delle nostre domande venga livellata verso il basso, inseguendo uno standard comune. Bisognerà evitare insomma quello che è successo a molti aspetti della nostra vita sotto la pressione dei social, che hanno standardizzato i nostri desideri: i viaggi che facciamo, l’arredamento che scegliamo per la nostra casa, il cibo che desideriamo mangiare…
10. Dov’è finita la meraviglia?
Internet è un luogo di meraviglia. Le piattaforme spesso si vantano di aiutarci a vedere questa meraviglia, ma in realtà non hanno alcun incentivo a farlo: non sono incentivate a farci scoprire il nuovo Michelangelo, ma a proporci quello che genera più like, commenti e condivisioni. Non a caso diciamo che Internet si naviga, mentre le piattaforme si scrollano. Probabilmente l’ultima roccaforte di una rete navigabile è Wikipedia, con i suoi ipertesti e la community che li alimenta.
11. Il nostro futuro, il futuro delle macchine
Molti di noi lavorano per cercare di indirizzare, domare, controllare, manipolare gli algoritmi delle piattaforme. Perché dovrebbe interessarci? Presto saranno le macchine stesse a farlo, macchine che ci aiuteranno a orientare, educare, personalizzare gli output di altre macchine. Noi dovremmo tornare a fare quello che ci rende umani: farci domande, esercitare la nostra curiosità, creare relazioni. Magari riappropriarci anche di mezzi che stiamo trascurando, esperienze e strumenti che richiedono tempi e modalità di fruizione diversi rispetto a quelli a cui siamo assuefatti. Come abbiamo cercato di fare con I MILLE e il libro che abbiamo scritto in occasione del nostro ventesimo compleanno.
emozioniamo