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Jul 9Liked by Matteo Roversi, Paolo Gervasi

Ormai questa newsletter fa proprio bene al cuore e pare sia consigliata dall'ordine dei cardiologi :-D

ps. Se non fosse troppo forte quel richiamo lì, io aggiornerei in play different, per concentrarmi più sulla variante diacronica rispetto a quella sincronica (il tutto tra virgolette) ;-)

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Non posso non rispondere con un ❤️

Grazie!

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Jul 9Liked by Matteo Roversi, Paolo Gervasi

Altro numero magistrale. L’unica cosa su cui non sono d’accordo è l’assunto (figlio di una certa lettura di Porter) è che la frenesia del cambiamento continuo sia in qualche modo “autoinflitta” e quindi (corollario che nasce da una “fessura” di questo ragionamento) potrebbe essere evitata.

Secondo me al contrario non è possibile evitarla in nessun caso, perché non è determinata dai comportamenti dei soggetti, ma dalla struttura in cui agiscono: è l’accelerazione tecnologica che genera queste “perturbazioni” che causano accelerazione (vedi What Technology Wants, di Kelly). Le aziende possono solo “reagire”. E correre

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Grazie <3

Non è la frenesia del cambiamento a essere auto-inflitta, ma l'iper-competitività.

Sono d'accordo con il fatto che non si può fermare la tecnologia e che in qualche modo dobbiamo reagire. Il problema è quando, oltre alla "reazione", non c'è nient'altro. Questa è l'auto-condanna di molte aziende: sono così impegnate a reagire che si dimenticano di pensare; così impegnate a cercare di essere migliori dei propri competitor, che dimenticano di chiedersi come poter essere uniche.

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