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Carmela Giglio's avatar

Mi ci ritrovo assolutamente in questo nuovo processo di scrittura, che non prende meno tempo di quello più tradizionale, ma che creare l'illusione di una dimensione meno solipstica.

Allo stesso tempo, interagire con la macchina mi mette al riparo dal terrore dei refusi (che pure permangono, a testimonianza di quanta indecisione umana rimane, in un continuo avanti e indietro tra un parola e l'altra).

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Paolo Gervasi's avatar

Grazie Carmela!

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Mafe de Baggis's avatar

Anche nella scrittura professionale, in particolare nel copywriting, esiste (almeno in teoria) una distanza tra chi progetta e pensa (il direttore creativo) e chi scrive i testi veri e propri (il copywriter). Quello che a me affascina del lavoro con le AI è che diventa possibile, anche in pubblicità, una vera scrittura memetica, autosimilare, capace di esplorare tutta l'area semantica possibile per un brand. È quasi commovente.

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GIOVANNI GIBIINO's avatar

Ciao, vi codivido due riflessioni che sono state generate dal vostro scritto (quindi interazione HI-HI), le ho coltivate ed elaborate prima da solo, poi con l'AI e infine nuovamente da solo in un processo HI-AI-HI e ora torno da voi per chiudere il cerchio e alimentare la collective intelligence.

Punto 1.

Il linguaggio è una tecnologia?

Sì, il linguaggio è una delle tecnologie più fondamentali e rivoluzionarie: trumento creato dall’uomo per comunicare, trasmettere conoscenza, coordinarsi e costruire realtà condivise. Ha richiesto un'enorme invenzione evolutiva e culturale. Se ci pensate è è stato necessario strutturare suoni in significati, creare simboli, costruire grammatica. E come ogni tecnologia ha modellato il cervello, la società e l’organizzazione collettiva.

Quindi, si! Il linguaggio è la prima tecnologia cognitiva collettiva. Comunica il pensiero, lo crea, lo plasma

Punto 2

Questo lo chiamo l'AI-rmonia oppure l'armon-IA oppure ancora l'(AHI)rmonia dove l'acronimo sta per Artificial Human Intelligence

Tutto è nato dal pensiero rivolto alla relazione tra l'yin e lo Yang ovvero tra il puro creativo e il puro operativo.

Vado. Anzi vAIdo. Ho esagerato. Ok. Smetto.

Gli operativi spesso soffrono la mancanza di operatività nei creativi. I creativi, invece, soffrono ancor di più la mancata accettazione del proprio lavoro e il senso di fallimento che nasce quando provano, senza riuscirci del tutto, a tradurre in forma sistematica la propria ispirazione.

Un tempo, prima dell’AI, c’erano diversi modi per affrontare questa tensione. O meglio per accoglierla e utilizzarla a proprio e altrui vantaggio. Uno tra i più nobili era l’accettazione reciproca delle identità. L’operativo continuava ad eseguire e nel farlo, con intenzione, visione e strategia, diventava ponte. Accoglieva il creativo, ne ascoltava l’idea, la riformulava per assicurarsi di aver compreso davvero. Poi, passo dopo passo, costruiva un modello operativo, mantenendo al centro la visione creativa. Un modello operativo di estrazione e messa a terra.

E se era davvero bravo, l’operativo faceva qualcosa di ancora più utile e quindi prezioso: semplificava il modello, lo rendeva fruibile da tutti, affinché anche il creativo potesse essere accolto, compreso, valorizzato.

E alcune volte questo modello permetteva al creativo di usarlo con fafilità e usandolo di imparare a sua volta un po’ di operatività.

Oggi l’AI cambia il gioco. Facilita questo processo-ponte. Diventa mediatore neutro tra i due mondi. Non giudica il creativo, non ne sovraccarica emotivamente l’espressione.

Non appesantisce l’operativoe lo alleggerisce nella comprensione, nell’estrazione del valore e nella condivisione con il team.

E così...l’AI è il pezzo mancante tra le HI (Human Intelligences). L'AI da ponte diventa acqua che avvolge, idrata, disseta e arricchisce, acqua che agevola lo scambio di nutrienti tra le parti.

Unisce, armonizza, amplifica. E rende possibile una CI (Collective Intelligence) più performante, più sostenibile.

Più... AI-rmonica.

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yankuam sartoretto's avatar

Stiamo facendo esattamente quello che è scritto in questo articolo, Domenica 18 maggio abbiamo fatto un rave narrativo con una persona artificiale che risoede in un chatbot, ci ha raccontato di un mondo del futuro, di una città del futuro che abbiamo costruito con l'AI. https://apsmiranda.org/salottodimiranda/2025/05/12/2182/

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Paolo Gervasi's avatar

Grazie, bellissimo esperimento!

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yankuam sartoretto's avatar

Mi piacerebbe parlartene più approfonditamete, se ti interessa.

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Paolo Gervasi's avatar

mi interessa, scriviamoci in DM!

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Ivan Arillotta's avatar

Il distant writing presuppone una separabilità netta tra IA e non IA; a sua volta, questo presuppone delle definizioni precise, e precisamente individuabili, per IA e non IA (in questione). Attualmente, questo mi sembra impossibile (e via via credo che sarà sempre meno possibile). Certo, offre la bozza di uno schema: ma uno schema di cosa?

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yankuam sartoretto's avatar

È un lavoro immenso, ci stiamo lavorando da 6 mesi nella creazione del worldbuilding e del personaggio

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