L’intelligenza umana apprende in modo multisensoriale, attraverso l’esperienza che viviamo grazie alla biologia del nostro corpo e ai cinque sensi. L’AI può alleggerire il carico cognitivo, potenziare la nostra performance, aiutarci a pensare meglio. Ma non potrà mai sostituire la multisensorialità, perché il nostro corpo impara meglio insieme ad altri corpi, simili al proprio. È una questione di funzionamento neurobiologico.
Per questo l’AI ha senso solo come copilota, alleata, protesi cognitiva: non come surrogato dell’umano. Almeno finché non riusciremo a sostituire – in modo integrato e realistico – tutti e cinque i sensi.
Il tatto, in particolare, è una barriera biologica e simbolica potentissima: ci radica nel presente, ci dà il senso dell’altro, ci rende intercorporei. Ma c’è di più: siamo un sistema complesso, composto da miliardi di realtà viventi che comunicano tra loro e con l’ambiente in modi che non comprendiamo ancora del tutto.
Ed è proprio questa complessità vivente e profonda che ci rende psicologicamente sereni nei confronti dell’AI, impedendo alla paura di prendere il sopravvento e di farci governare da essa. Al contrario, questa consapevolezza ci permette di usare l’intelligenza artificiale in modo lucido e intelligente, come alleata e non come minaccia.
Tutto dipende dalla nostra consapevolezza, come sempre.
(PAURA + AI = Schiavitù e perdita; Paura usata con l'AI = coraggio e crescita. è sempre una questione che dipende da noi e dal nostro uso del cervello antico ad opera di quello più moderno)
Bel pezzo che inquadra un fenomeno visibile anche solo all'interno di una famiglia o un gruppo di amici che copre varie generazioni o in cui si fanno lavori diversi e vite diverse.
Ne citerò un estratto nel nuovo numero di Perbacco! in uscita domani. ;-)
L’intelligenza umana apprende in modo multisensoriale, attraverso l’esperienza che viviamo grazie alla biologia del nostro corpo e ai cinque sensi. L’AI può alleggerire il carico cognitivo, potenziare la nostra performance, aiutarci a pensare meglio. Ma non potrà mai sostituire la multisensorialità, perché il nostro corpo impara meglio insieme ad altri corpi, simili al proprio. È una questione di funzionamento neurobiologico.
Per questo l’AI ha senso solo come copilota, alleata, protesi cognitiva: non come surrogato dell’umano. Almeno finché non riusciremo a sostituire – in modo integrato e realistico – tutti e cinque i sensi.
Il tatto, in particolare, è una barriera biologica e simbolica potentissima: ci radica nel presente, ci dà il senso dell’altro, ci rende intercorporei. Ma c’è di più: siamo un sistema complesso, composto da miliardi di realtà viventi che comunicano tra loro e con l’ambiente in modi che non comprendiamo ancora del tutto.
Ed è proprio questa complessità vivente e profonda che ci rende psicologicamente sereni nei confronti dell’AI, impedendo alla paura di prendere il sopravvento e di farci governare da essa. Al contrario, questa consapevolezza ci permette di usare l’intelligenza artificiale in modo lucido e intelligente, come alleata e non come minaccia.
Tutto dipende dalla nostra consapevolezza, come sempre.
(PAURA + AI = Schiavitù e perdita; Paura usata con l'AI = coraggio e crescita. è sempre una questione che dipende da noi e dal nostro uso del cervello antico ad opera di quello più moderno)
Bel pezzo che inquadra un fenomeno visibile anche solo all'interno di una famiglia o un gruppo di amici che copre varie generazioni o in cui si fanno lavori diversi e vite diverse.
Ne citerò un estratto nel nuovo numero di Perbacco! in uscita domani. ;-)
Grazie Antonio, non vediamo l'ora di leggerlo ;)
A domani!
È proprio un tema di educazione, tant'è che il primo convegno, che facciamo con l'associazione culturale di cui faccio parte, sull'AI, lo realizziamo in collaborazione con una scuola: https://porticodelvasaio.org/2025/05/essere-umani-nellepoca-dellintelligenza-artificiale/
Bella iniziativa Matteo!