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Paola Bonomo's avatar

Penso che le considerazioni che avete svolto in questo breve pezzo siano corrette ma non complete. Io vedo un grosso buco informativo sui giornalismi "difficili", pensate al giornalismo investigativo o a quello dalle zone di guerra. Perché se anche il miglior giornalista investigativo del mondo, una persona "di cui mi fido", come scrivete, non ha gli strumenti e il contesto (dal budget per i fixer al supporto tecnologico, dalle polizze assicurative alla difesa legale) necessari per andare a scovare e raccontare la storia, la storia semplicemente non nascerà. Il giornalismo non è fatto solo di eroi ma anche di organizzazioni. Dan McCrum ci ha messo sei anni a investigare Wirecard: e aveva alle spalle il Financial Times. Non è una cosa che avrebbe potuto fare con un blog.

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Paola Bonomo's avatar

Vi ho pensato di nuovo oggi. Il giornalista che non lavora con il supporto di un'organizzazione con le spalle larghe rischia di ritrovarsi a dover investire una fetta significativa del proprio tempo e delle proprie energie nell'autopromozione, come è ormai la regola per chi fa lo scrittore o il musicista: https://www.vox.com/culture/2024/2/1/24056883/tiktok-self-promotion-artist-career-how-to-build-following. Stiamo in realtà tornando indietro rispetto alla divisione del lavoro e questo ci rende tutti più improduttivi.

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