In questa newsletter io e Paolo raccontiamo i nostri Futuri Preferibili in tre mosse: partiamo da qualcosa che accade nel presente, prendiamo la rincorsa nel passato e poi facciamo un salto nel futuro. Non per prevederlo, ma per provare a indirizzarlo.
Noi siamo qui
La scorsa settimana è nato Elio, il secondogenito di Paolo.
Oggi vorrei fare i miei auguri a lui e alla sua famiglia scrivendo di felicità.
Il tema mi è stato ispirato dalla lettura dell’Almanacco di Ravikant – la guida su come essere ricchi e felici del fondatore di AngelList.
Per un giorno non avremo flashback né fast forward: soltanto cinque consigli per stare bene ed essere felici, nel lavoro e nella vita. Cinque cose che funzionano con me, ma che spero possano servire anche a Paolo – e magari a qualcuno di voi.
1. Arrendetevi (e preparatevi) al cambiamento
Nella mia vita professionale sono stato copywriter, strategist, designer; ho fondato più di un’azienda, ho investito in altre e sono stato persino assessore in un Comune di ventimila abitanti. Due mesi fa ho compiuto quarant’anni – e in regalo ho ricevuto un’ernia del disco e una diagnosi di celiachia. Nemmeno sapevo che si potesse diventare celiaci, pensavo fosse una di quelle cose che scopri da bambino e ti tieni per tutta la vita. E invece, a quanto pare, la celiachia può manifestarsi anche in età adulta, in genere tra i 40 e i 50 anni.
Le cose cambiano, indipendentemente da noi. E questa impossibilità di controllare la nostra vita in ogni suo aspetto ci rende stressati, ansiosi, spaventati. Eppure, ho imparato con il tempo che esiste un modo per ridurre la paura che genera in noi il cambiamento: non resistergli.
Dovremmo tutti crescere con più consapevolezza del cambiamento.
Affinché questo sia possibile, ogni educatore dovrebbe avere un solo scopo principale, che è proprio insegnare il cambiamento:
i genitori dovrebbero abbandonare l’idea che la vita sia un percorso lineare, imparando a riconoscere i cambiamenti dei loro figli, assecondando il loro temperamento, accettando che prendano strade diverse da quelle che immaginavano per loro;
gli insegnanti dovrebbero preparare i loro studenti non per fare un mestiere – piuttosto per trovarsi pronti a cambiarlo, perché in futuro le cose si faranno in un modo diverso e alcune professioni addirittura non esisteranno più;
gli imprenditori e i manager dovrebbero dare alle persone gli strumenti per costruirsi il loro percorso, acquisire nuove competenze, cambiare ruolo, uscire dai silos di organizzazioni verticali e gerarchiche.
Chi cresce con la consapevolezza del cambiamento impara a chiedersi come anticiparlo – e così allontana la paura.
Proprio come dice la campagna 2023/24 del Teatro Filodrammatici Milano, dove P.A.U.R.A. diventa l’acronimo di Pensare A Una Realtà Alternativa: la paura si scaccia trasformandola in possibilità di riscatto, salvezza, libertà di pensiero ed emozioni, volontà di immaginare e perseguire sogni che vanno oltre la realtà attuale.
2. Fate entrare nuove persone nella vostra vita
Quello che dicono è vero, insieme agli altri si va più lontano.
Nella vita funziona bene con un partner, ma funziona ancora meglio con i figli.
Mi è capitato più volte che mi chiedessero “come puoi pensare di avere dei figli, in un mondo così poco accogliente e infelice?”. E la mia risposta è sempre la stessa: “proprio per questo ho scelto di averli”.
Avere dei figli sposta i riflettori lontano da noi; ci fa improvvisamente realizzare che esiste qualcosa di più importante del nostro benessere, della nostra salute, della nostra felicità. Nei figli riponiamo le nostre speranze e la nostra fiducia. Vederli felici ci rende felici – e tutta la nostra vita prende improvvisamente una piega diversa, fatta di molti meno “io”, “me”, “mio”.
Nel lavoro non è molto diverso.
Oggi sono partner in I MILLE perché Paolo, Matteo e Flora mi hanno lasciato entrare nella loro società. E sono socio di altre aziende straordinarie perché ho trovato persone con le quali fare un percorso, condividere le nostre competenze, ma soprattutto la nostra energia, la voglia di migliorarci e di crescere. Sto parlando di Simone, con cui abbiamo condiviso praticamente tutto della nostra vita professionale degli ultimi 6-7 anni; Francesco con Cosmico; Sergio, Cecilia e Miranda con Propaganda Alimentare; Marco e Salvatore con BEA; Diego con Uasabi; Francesco, Luigi e Vincenzo con Data Masters; Bianca e Livia con Factanza; e ovviamente Paolo e Pietro con Futuri Preferibili.
Anche quando nel lavoro non sono al massimo, guardare la loro energia mi motiva e mi rende felice. Perché in ogni lavoro si scelgono – e si lasciano – non delle aziende, ma delle persone.
3. Siate chiari su ciò che non tollerate
Questo consiglio l’ho rubato a Luca Sartoni. Una volta l’ho sentito dire una frase che suonava più o meno così: “la cultura della vostra azienda non è l’elenco dei valori in cui dite di credere, ma i comportamenti che tollerate”.
Ho usato questo consiglio per scrivere il manifesto de I MILLE, dove abbiamo messo nero su bianco quello che non tolleriamo: no bullshit, no compromise, no hierarchy, no secrecy. E da quel momento ho fatto lo stesso esercizio anche con tutte le organizzazioni con cui collaboriamo, per aiutarli a definire meglio la loro cultura.
Essere chiari su quello che non tolleriamo setta le basi per essere felici: in un’organizzazione, ma anche in famiglia, con i figli, con gli amici.
4. Pretendete e concedete autonomia
Chiariti i comportamenti che non sono tollerati, ognuno dovrebbe essere libero di pensare, comportarsi, agire con il massimo della libertà e autonomia.
Da quando sono bambino ho sempre preteso di capire come funzionano le cose, quindi ho cercato di prendere il mio spazio per cambiarle, se non mi piacevano. E, con mio estremo stupore, ho quasi sempre incontrato persone che mi hanno lasciato fare.
Troppo spesso i nostri primi sabotatori siamo proprio noi stessi: per timore o insicurezza evitiamo di fare domande, prenderci il nostro spazio, provare cose nuove. Jon Levy lo scrive bene nel suo libro You’re invited: una volta che impariamo quanto è semplice fare un invito, scopriamo che non è così difficile che gli altri lo accettino.
Certo, l’autonomia che chiediamo va meritata e per questo motivo abbiamo bisogno di competenza e responsabilità. Quando nella vita ci capiterà di essere dall’altra parte, dove si prendono le decisioni, dovremo motivare le persone a chiedere autonomia, aiutarle a sviluppare competenza e responsabilità, quindi concedere loro tutta la libertà che chiedono.
5. Fate cose importanti e difficili
Se dovessi costruire una matrice con quattro quadranti per scegliere che cosa fare per essere più felice, le variabili sugli assi sarebbero certamente “importanza” e “difficoltà”.
Fare cose importanti – per noi, per la nostra organizzazione, per le persone alle quali teniamo di più – ci fa stare bene, ci fa sentire gratificati e appagati. Ma c’è un’altra cosa che è capace di generare felicità: la consapevolezza di cimentarsi con un compito complesso, più complesso di tutti quelli affrontati in precedenza.
Pensate allo sport. Una delle cose più importanti per un atleta è vincere: per sé stesso, per la squadra, per i tifosi. Eppure, “vincere” non è abbastanza: ogni anno l’atleta vuole fare meglio dell’anno precedente, affrontare avversari più forti, partecipare a tornei più competitivi e prestigiosi.
Nella vita e nel lavoro non è diverso: fare cose difficili, per le quali vale la pena impegnarsi, ha davvero il potere di trasformare le nostre vite, portandole a un livello superiore di intensità – e di felicità.
La felicità non è una questione di fortuna o genetica: è una questione di allenamento – e chiederci come potremmo essere più felici è il primo passo per esserlo veramente.
Auguri a Paolo, Livia, Vera, Elio e a tutti quelli che stanno cercando la loro felicità.
Continuate ad allenarvi.
Matteo
Semplicità, freschezza, ispirazione. Grazie Matteo.
Wow che bella