In questa newsletter raccontiamo i nostri Futuri Preferibili in tre mosse: partiamo da qualcosa che accade nel presente, prendiamo la rincorsa nel passato e facciamo un salto nel futuro. Non per prevederlo, ma per provare a indirizzarlo.
Noi siamo qui
Viviamo tempi che si nutrono di contraddizioni estreme.
Mentre il mondo era commosso dalla morte di Papa Francesco, il presidente degli USA esprimeva il suo cordoglio al fianco di un coniglio gigante. Mentre la gente comune si accampava nei sacchi a pelo per dare l’ultimo saluto al pontefice, i potenti di tutto il mondo approfittavano del funerale per tessere trame geopolitiche.
Mentre i cardinali si preparano a riunirsi nella Cappella Sistina per scegliere il nuovo Papa con il rito antico e solenne del Conclave, in rete comincia a circolare un’immagine assurda: Donald Trump vestito da pontefice.
È un deepfake, inquietante e credibile come tutti quelli recenti. Però ci mette di fronte a un interrogativo profondo: c’è ancora spazio per il sacro in un mondo in cui tutto è falsificabile? Se la realtà diventa uno spettacolo permanente, che fine fanno il mistero e la spiritualità?
Che risposte può dare la Chiesa alla società del meme infinito?
Flashback
La Chiesa cattolica è stata edificata su una tensione di fondo tra due opposte visioni del mondo.
Gesù camminava scalzo per le strade della Galilea. Si circondava degli ultimi e parlava ai diseredati. Rifiutava le gerarchie e sfidava l’ordine costituito, faceva domande scomode e raccontava storie provocatorie. Le prime comunità cristiane non erano luoghi di certezze, ma di domande aperte, di dubbi condivisi e di ricerca costante.
Poi con il tempo sono arrivati i dogmi e le istituzioni. Il dubbio è diventato eresia e la fede uno strumento di potere. Invece di ispirare domande nuove, la Chiesa ha imposto risposte definitive, trasformandosi in una rigida custode di verità assolute.
Eppure, una corrente di inquietudine, più o meno visibile, ha sempre continuato ad attraversare e a scuotere la Chiesa.
Francesco d’Assisi con il suo richiamo alla povertà e allo spirito originario del Vangelo. I mistici, da Meister Eckhart a Teresa d’Avila, che vivono la spiritualità come un’esperienza di radicale trasformazione individuale. Giordano Bruno e la visione vertiginosa e liberatoria di un Dio che crea infiniti mondi possibili.
Tutte queste esperienze sono state marginalizzate o perseguitate, ma hanno posto domande che non smettono di risuonare all’interno della Chiesa. Anche il Concilio Vaticano II è stato un tentativo di riportare umanità e capacità di dialogo dentro l’istituzione, seppure limitato e depotenziato da inerzie e resistenze interne.
Poi è arrivato Papa Francesco, con il suo linguaggio diretto, la sua intolleranza per i compromessi, le sue idee radicali e scomode. E la capacità di farsi comprendere dall’umanità intera, anche - e forse soprattutto - dai laici.
È la scintilla delle origini che torna sempre ad affacciarsi: la voglia di una spiritualità autentica e incarnata che non si è mai spenta.
Fast forward
Questa volta però l’opzione radicale e “minoritaria” della Chiesa potrebbe essere la sua evoluzione preferibile.
Minacciata dallo scetticismo, assediata da poteri ostili, screditata dal suo stesso potere, la Chiesa potrebbe rilanciarsi come una forza viva a patto di rimettere al centro un messaggio fondato sul dubbio e sulla ricerca.
Tornando a proporsi come una comunità spirituale in cui i fedeli non ricevono risposte dall'alto, ma creano insieme nuove domande e nuove storie. Un luogo che non teme il dubbio, ma lo coltiva come risorsa fondamentale per restare vivi e alternativi allo status quo.
Uno spazio aperto in cui le persone si incontrano per creare insieme senso e significato. Una Chiesa che smette di dire ai fedeli cosa pensare e inizia a chiedere loro cosa sentono davvero. Che lascia perdere la gerarchia e riscopre la comunità.
Non più “credere per appartenere”, ma “appartenere per scoprire”.
Dopo averlo mostrato nei panni del papa, l’account ufficiale della Casa Bianca ha postato un’immagine di Trump vestito da guerriero Jedi di Star Wars. La realtà ormai viene manipolata e falsificata a ciclo continuo: ogni falsificazione rilancia, supera la precedente, e apre una nuova tempesta di hype, rumore, indignazione stereotipata, oblio, e ulteriori falsificazioni.
In questo contesto, la Chiesa dovrebbe proporsi come uno spazio di verità e autenticità. Non perché è in grado di fornire risposte definitive, ma perché può offrire un metodo per la ricerca di significato.
Alla volatilità del feed e dell’aggiornamento continuo si contrappone la permanenza del rituale, inteso come un momento potente e vivo di esplorazione condivisa. Un’esperienza autentica capace di segnare il ritmo della nostra vita, e di accogliere le nostre speranze di cambiamento. Un momento che appartiene a tutti, perché è creato da tutti.
In un mondo saturo di contenuti e povero di attenzione, ci accontentiamo facilmente delle risposte più plausibili, e smettiamo di fare domande. Gli algoritmi ci confermano, i meme ci rassicurano, i modelli linguistici completano i nostri pensieri. Facendo così però restiamo intrappolati dentro gli schemi esistenti.
In questo scenario, la risorsa più rara e preziosa diventano le domande vere, quelle che allargano il campo e ci rendono disponibili alla scoperta. Francesco d’Assisi non ha dato risposte nuove: ha fatto domande che nessuno voleva porsi. Ha messo in crisi i presupposti della sua epoca. E solo così, spostando lo sguardo, ha reso possibile un altro modo di vedere il mondo.
Interessante! Mi sembra una riproposizione molto simile al contenuto del libro il "Senso Religioso".
Mi viene anche in mente la citazione di Niebuhr quando dice che "Non esiste niente di più incomprensibile della risposta a una domanda che non si pone."
Quindi ben detto che il futuro più preferibile è che la domanda, quella vera, spalancata e senza preconcetti, sia sempre il punto di partenza!